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Bassi livelli di vitamina D si confermano legati a un maggior rischio di carie

I dati forniti da uno studio trasversale, condotto su un campione rappresentativo di bambini canadesi, conferma l’esistenza di un’associazione tra carie dentali e bassi livelli di vitamina D. I bambini con concentrazione di 25(OH)D (25-idrossicolecalciferolo) uguali o superiori a 75 nmol/L hanno il 39% di probabilità di avere avuto almeno un episodio di carie, ma bastano livelli dai 50 nmol/L per dimezzare comunque i rischi. I ricercatori dell’Università di Manitoba hanno dunque raccomandato, dalle pagine del Journal of Dental Research(*), la somministrazione regolare di integratori con vitamina D per ridurre il carico complessivo di carie dentale nei bambini.

La vitamina D ha un ruolo riconosciuto nello sviluppo craniofacciale e nel mantenimento di una buona salute orale. Le evidenze si sono fatte sempre più numerose negli anni: concentrazioni insufficienti di 25(OH)D sono state correlate di volta in volta con malattia parodontale, edentulismo e perdita di tessuto osseo nel cavo orale; questa vitamina influenza anche la formazione di dentina e una sua carenza per lunghi periodi, al pari della malnutrizione, può produrre ipoplasia dello smalto e carie dentale.

Lo studio canadese ha preso in esame 1.081 bambini dai sei agli undici anni; il 56,4% di loro avevano già sperimentato la carie e un’analisi dei diversi possibili fattori predisponenti ha mostrato che la carie si è correla in modo statisticamente significativo a livelli di 25(OH) minori di 75 nmol/L e di 50 nmol/L, così come a un basso livello culturale in famiglia, a una scasa igiene orale e all’assenza di visite regolari dal dentista

Si ritiene che la vitamina D eserciti sulla carie un effetto protettivo attraverso l’induzione di defensine e catelicidine, proteine che sono parte integrante del sistema immunitario innato e sono coinvolte nei meccanismi patogenetici di insorgenza di diverse patologie, specialmente cutanee.

Tra i punti di forza di questo studio, si segnalano: l’ampio campione su cui è stato effettuato, la scelta accurata del campione stesso, tale da essere ritenuta rappresentativa di tutti i bambini canadesi delle scuole primarie, e il fatto che gli esami siano stati effettuati da dentisti esperti. Un altro elemento significativo è che gli autori hanno misurato i livelli di 25(OH)D, che rappresentano il gold standard riconosciuto per la valutazione della vitamina D complessiva, perché sono determinati sia dall’apporto dietetico che dalla sintesi endogena.

(*) Schroth RJ, Rabbani R, Loewen G, Moffatt ME. Vitamin D and Dental Caries in Children. J Dent Res. 2016 Feb;95(2):173-9.

fonte: odontoiatria33

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