Adulti
Agenesie dentali – denti mancanti – denti che non nascono

La AGENESIA è la mancanza permanente e definitiva di qualche dente, da latte o permanente. (molto significativa e grave quella dei denti da latte per una serie di motivi). Cioè si tratta di casi in cui un dente non c’è, per varie ragioni che vedremo fra poco, e non ci sarà mai. Si scopre cioè che purtroppo un dente o più di uno mancano.. all’”appello”. Potremmo dire nel banale tentativo si sdrammatizzare, che la mamma.. si è dimenticata di farlo. Questo accede in un numero impressionante di bambini: il 10% ha una o più agenesie. Quindi non è assolutamente infrequente, sono tantissimi i casi.. A dire il vero si tratta per lo più di denti del giudizio, e questa per lo più è praticamente una vera fortuna (almeno stando all’altra percentuale statistica che ci dice che solo un 5% dei ragazzi ha veramente spazio per gli ottavi, mentre ben il 95% non ce l’ha e in questi casi, numerosissimi, i denti del giudizio creano tanti danni e sofferenze, quindi meglio non averli, causa agenesia). Ma i secondi nella statistica della probabilità sono gli incisivi laterali, uno solo o a coppia, e poi i quinti inferiori, cioè i secondi premolari. Le cause sono per lo più congenito-ereditario-familiari. Le agenesie si presentano fra fratelli o cosanguinei della stessa famiglia. Difficilissimo però risalire se la aveva qualche nonno. L’ortodonzia si sviluppa nelle nostre aree da pochi anni, non piu di 30, quindi le osservazioni precedenti sono a dir poco confuse e frammentarie.. Ma possono esserci agenesie come conseguenza ad un trauma, ad una infezione, carenze nutrizionali, patologie neuroendocrine, od essere parte di complesse sindromi ereditarie per fortuna molto molto rare, che coinvolgono molti organi e tessuti. Spesso sono associate a difetti di forma di altri denti. Ad esempio un laterale manca e l’altro è “conoide” ovvero piccolo e a forma conica. Oppure ad anomalie dei tempi di eruzione e ritardi.  Se c’è agenesia già di un dente da latte è particolarmente significativo perchè quasi certamente mancherà anche il permanente corrispondente (queste evenienze si associano spessissimo) e la cosa peggiore è che visto che manca un certo elemento fin dall’inizio, dalla nascita, prima il deiciduo e poi il permanente, in quella zona l’osso basilare si svilupperà pochissimo, rendendo tutto molto più difficile da risolvere e problematico.

 

Bisogna però fare una diagnosi differenziale: nel senso che se un dente manca nell’arcata, bisogna vedere se si tratta di una agenesia o di un dente che è rimasto incluso. Cioè che non è riuscito a spuntare per mancanza di spazio o altri fattori inerenti una malocclusione, ovvero una malposizione delle arcate che necessita di trattamento ortodontico.  Stiamo sempre molto attenti alle tabelle di permuta dei denti da latte che ci dicono quali sono le epoche normali in cui un dente deciduo deve cadere, con le dovute variazioni. Ad esempio un incisivo laterale deve cadere a 6-7 anni con ampie variazioni di normalità da bimbo a bimbo. Ma se non .. si decide, bisogna fare una radiografia panoramica, per tempo, senza tardare troppo.. Si tratterà infatti forse di agenesia (manca quindi il permanente e il deciduo non cade) oppure si tratterà di una mallocclusione, ad esempio un cross byte, palato stretto con mancanza di spazio per questo dente alla eruzione e quindi rimane ritenuto dentro, non ce la fa a spuntare, il dente da latte non cade.. L’ortodontista che vede se c’è normo-occlusione o malocclusione, già sa se deve sospettare (ad esempio nella normo occlusione) una agenesia, oppure (nel caso dell’esempio del palato stretto) di una impossibilità di eruzione per mancanza di spazio, ma solo l’OPT ci dirà tutta la verità. Ovviamente non pretenderemo di sapere in una rx ad esempio se sono presenti gli ottavi in una OPT fatta a 4 anni (ancora non si sono formati), ma se a 6-7-8 anni un incisivo laterale manca (per restare nel nostro esempio), non c’è praticamente nessuna possibilità che venga formato successivamente, e la diagnosi di agenesia è purtroppo fatta. Quindi la eccessiva permanenza di un dente da latte nell’arcata non è mai normale e deve essere indagata con la visita e la radiografia. Un dente da latte che non cade, o che non cade per tempo non è assolutamente un fatto da sottovalutare o prendere sotto-gamba. Questo vale per genitori e per dentisti: attenti ai pur bravi professionisti che non occupandosi prevalentemente di bambini ed ortodonzia possono per distrazione non valutare la evenienza di un dente fuori tempo..  Ma è vero anche il contrario. Cioè che i denti da latte sono comunque a “termine”, hanno nel loro destino una vita limitata, e sono destinati prima o poi a cadere per riassorbimento spontaneo della radice (anche se non c’è il corrispondente permanente a creare la rizolisi della permuta normale). Quindi non possiamo neanche far conto sui denti da latte che non sono caduti perchè non hanno il permanente sopra, per nessuno degli scopi cui sono deputati: non sono in grado di dare estetica, non fanno sviluppare l’osso, non hanno forma e funzione idonee neanche lontanamente a surrogare il permanente mancante, ben presto cadranno (anche se questo succederà dopo anni, ad un certo punto volgeranno al termine del loro ciclo vitale). Quindi il problema va affrontato, e subito. Non ci devono essere ritardi nel trattamento, che è SEMPRE ORTODONTICO perchè altrimenti i parametri ci sui sopra si alterano (spazi, presenza di osso consistente etc) e in età successive è molto più difficile porvi rimedio. La scoperta di una situazione di agenesia crea grande ansia e sconcerto nei genitori, ma NON si tratta di un evento drammatico. Dal mio punto di vista di ortognatodontista è ben più drammatico giusto per fare un esempio, una situazione di ciucciamento del dito prolungato, per esempio fino a sei-7 anni, che crea disfunzioni linguali e posturali quasi irrecuperabili e gravissime deformazioni della struttura ossea delle arcate e perdita precoce nel corso dei primi 3-5 decenni di vita di tutti o quasi tutti i denti..

 

Il trattamento ortodontico delle agenesia mira a due possibili soluzioni alternative che vanno studiate caso per caso. O una soluzione finale in cui si riapre e si mantiene lo spazio per i denti mancanti che poi andranno sostituiti protesicamente in età più matura. Oppure la “partita” si chiude richiudendo gli spazi dei denti in agenesia con gli altri denti e quindi il bambino vivrà con tot denti in meno, ma in normo occlusione, raggiunta tramite il trattamento ortodontico.. Questa seconda soluzione può sembrare ottimale, ma a parte che spesso NON lo è (un sorriso senza i laterali per fare un esempio, non è un sorriso perfetto, mentre se mancano i premolari inferiori, ben venga la chiusura delgi spazi senza doverli poi rimpiazzare) NON VA PRESA A CASO, MA DOPO ANALISI CEFALOMETRICA (vedi bene il sito www.passaretti.it dove è spiegato ampiamente di che si tratta). La cefalometria è una analisi che ci svela la struttura ossea, e quindi la base dove devono stare i denti. Questo senza fare cefalometria non si può sapere e quindi decidere o proporre trattamenti ad occhio è davvero approssimativo, perchè si procede alla cieca, a tentoni, senza porsi al sicuro da errori poi impossibili da rimediare. Bisogna fare una analisi totale della situazione di quel bambino, perchè l’obiettivo è la normo-occlusione ovvero la assoluta perfezione occlusale ed estetica, perchè quello è il progetto di Nostro Signore e quello è ciò che funziona bene per tutta la vita. Tramite la misurazione della struttura scheletrica del bambino e la previsione di crescita che si può fare con questo metodo, si può decidere se sciogliere l’”equazione” occlusale del caso in questione MANTENENDO o CHIUDENDO gli spazi dei denti mancanti per agenesia.  L’obiettivo, ripeto, è guardare tutta la bocca, tutta la occlusione e decidere appropriatamente. Nel caso che sia opportuno in base a queste analisi chiudere gli spazi con l’apparecchio, le cose avranno alcuni aspetti di praticità. Se invece l’”equazione” ci suggerisce di mantenere, riallargare e stabilizzare gli spazi per poi fare (una volta finita la crescita) impianti, o ponti adesivi Maryland, o altra soluzione protesica (magari fra qualche anno, quando servirà per questo bambino, ci saranno soluzioni ora inimmaginabili), allora il piccolo problema da superare è quello di “traghettare” esteticamente il bambino che poi diventa adolescente (età molto delicata) per poterlo far sorridere liberamente nel periodo che intercorrerà fra la fine del trattamento ortodontico (che da quello che ho spiegato deve essere molto precoce) e il momento in cui potrà rimpiazzare stabilmente quei denti mancanti. Neanche questo deve essere fonte di ansia per nessuno: non mancheranno sistemi provvisori o semi-provvisori che potranno far sorridere senza interruzione per tutti gli anni necessari quel ragazzo o ragazza, senza complessi psicologici.

 

La “morale” di questo articolo è che bisogna fare diagnosi per tempo (portando periodicamente i bimbi da un dentista che si occupi di questi argomenti), e se dovesse esserci questa evenienza, le agensie non sono un dramma, si sistemano a patto di fare una diagnosi ortodontica corretta con la cefalometria ed eseguire bene il trattamento. Una cosa un po’ piu’ sfortunata è se quel bambino non aveva nessun motivo di mettere l’apparecchio (era in normo occlusione perfetta) e se a causa della scoperta di una agenesia dovrà fare ortodonzia per perfezionare e rifinire gli spazi, come già spiegato. In questo caso un bambino che non avrebbe avuto bisogno di nulla, si trova con denti che mancano e con un apparecchio che serve solo per rimediare a questo.

Ma se il bambino aveva una malocclusione ed era quindi comunque candidato a trattamento ortodontico, la scoperta delle agenesie è solo una cosa in più da studiare diagnosticare e sistemare con l’apparecchio, che terrà conto di questo e verrà costruito e progettato opportunamente..

Dr. Paolo Passaretti www.passaretti.it

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