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L’endodonzia può migliorare la prognosi della malattia cardiovascolare. Evidenziato il legame

Consigliare terapie endodontiche per prevenire un infarto può sembrare una forzatura, ma un giorno potrebbe essere la realtà. Questo è quanto emerge da un recente studio clinico pubblicato su Journal of Dental Research da John M. Liljestrand ricercatore presso l’Università di Helsinki (Finlandia). Lo studio ha evidenziato il legame tra le lesioni endodontiche e le patologie cardiovascolari.

“La nostra ricerca – fa notare l’autore- evidenzia il ruolo scatenate delle infiammazioni croniche nella malattia cardiovascolare”.

Molti studi hanno da tempo evidenziato lo stretto legame tra parodontite e malattia cardiovascolare.

Visto che le lesioni endodontiche e parodontali hanno origine dagli stessi ceppi di batteri, il team di Liljestrand ha studiato il rapporto tra le lesioni endodontiche apicali e la malattia cardiovascolare.

La ricerca si è svolta in Finlandia tra il 2006 e il 2008 e ha coinvolto 508 pazienti sottoposti a coronarografia suddivisi in 3 gruppi:

108 senza patologie cardio vascolari;
164 con malattia cardiovascolare cronica;
184 con una sindrome coronarica acuta (infarti o ischemie transitorie).

I dentisti hanno poi suddiviso gli stessi pazienti in ulteriori tre gruppi sulla base delle viste e degli esami radiografici:

210 pazienti (di cui 32 edentuli) senza lesioni endodontiche;
222 pazienti con almeno un addensamento periapicale e/o una lesione periapicale;
76 pazienti con due o più lesioni periapicali.

Nonostante i pazienti siano stati profilati anche in base a sesso, età, diabete, fumo, indice di massa, la risposta è stata univoca per tutti:

l’addensamento periapicale è correlato in modo statisticamente significativo con la coronaropatia cronica;
la presenza di una o più rarefazioni apicali in denti non trattati si associa in modo statisticamente significativo a una sindrome coronarica acuta.

L’Odds Ratio, un indice utilizzato in epidemiologia per misurare l’associazione tra due fattori, è molto più elevato nei pazienti con lesioni endoparodontali non trattate; il che potrebbe suggerire che l’endodonzia possa avere un effetto di attenuazione sulle associazioni studiate. Tuttavia questo deve essere ulteriormente studiano prima di giungere a conclusioni.

Un possibile legame tra le due patologie potrebbe essere il Porphyromonas endodontalis un microrganismo presente nelle lesioni endoparodontali e che si collega alla malattia coronarica in quanto in grado di invadere le cellule muscolari liscie e le pareti vascolari.

Due i suggerimenti che il dott. Liljestrand ci lascia:

ai pazienti di sottoporsi periodicamente alle sedute di igiene e alle visite di controllo fondamentali per la prevenzione;
ai clinici di porre molta attenzione durante le visite di controllo alle vecchie devitalizzazioni e alle otturazioni estese perchè in modo del tutto asintomatico possono celare lesioni sospette non diagnosticate.

FONTE: odontoiatria33

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